sabato 26 luglio 2025

Un Parco sulla quinta Avenida


 

La chiesa di santa RITA a La Habana

 


DOS GARDENIAS, centro turistico

 


ESTRELLAS de OLIVA, gruppo musicale


 


GRAN MUTHU HABANA HOTEL


 

EL NACIONAL de CUBA


 

LOS AMIGOS, cantanti di strada a La Habana

 




SEPTETO TIPICO DE SONES

Septeto Típico de Sones. Agrupación fundada el 17 de abril de 1924 en La Habana por Antonio Bacallao y Oscar Sotolongo bajo el nombre de Septeto Típico Cubano de Sones. 






venerdì 18 luglio 2025

Il fascino senza tempo del Paseo del Prado a La Habana


Camminare lungo il Paseo del Prado a L'Avana è un’esperienza che incanta i sensi e trasporta indietro nel tempo. Questo viale ampio e alberato, situato nel cuore della capitale cubana, è molto più di una semplice via di collegamento: è un museo a cielo aperto, un punto d’incontro sociale, uno spazio di vita quotidiana e arte popolare.

Costruito nel 1772 per volontà del Capitano Generale dell’isola, il Marqués de la Torre, il Paseo del Prado è stato il primo viale alberato dell'Avana. La sua funzione iniziale era quella di offrire ai cittadini un luogo elegante per passeggiare e socializzare, lontano dal caos del porto e dai quartieri più affollati. Con il passare dei secoli, la sua funzione e la sua estetica si sono evolute, ma il fascino originario è rimasto intatto.

Il viale si estende dal Malecón, il famoso lungomare dell’Avana, attraversa il quartiere coloniale di Habana Vieja, e arriva fino a Centro Habana, segnando idealmente il confine tra il cuore storico e la parte moderna della città. Durante l’intervento urbanistico americano del 1902, il viale fu ricostruito e ribattezzato ufficialmente Paseo de Martí, in onore dell’eroe nazionale José Martí, anche se il nome popolare "Paseo del Prado" non ha mai perso il suo posto nel cuore degli habaneros.

Fu però nel 1928 che il Paseo assunse l’aspetto che oggi conosciamo. Sotto la direzione dell’allora presidente Gerardo Machado e grazie all’opera del celebre architetto paesaggista francese Jean-Claude Nicolas Forestier, il viale fu trasformato in uno degli spazi urbani più raffinati dell’America Latina. Forestier introdusse un’eleganza europea: furono piantati alberi ornamentali, installate panchine in marmo, e collocate otto maestose statue di leoni in bronzo che oggi sorvegliano silenziosamente il passaggio dei visitatori. Il progetto prevedeva anche due corsie laterali per il traffico veicolare e un ampio camminamento centrale riservato ai pedoni, ombreggiato e accogliente.

Durante la prima metà del Novecento, le eleganti residenze lungo il Paseo erano abitate dall’alta borghesia cubana, ma con l’esodo post-rivoluzionario e il trasferimento delle élite nei quartieri di Miramar, Siboney e Vedado, queste dimore cambiarono volto e funzione. Negli anni successivi, soprattutto dopo il crollo dell’Unione Sovietica e l’inizio del "Periodo Speciale", molte strutture sono cadute in rovina, e sono divenute abitazioni del ceto più povero della popolazione.

Con l’apertura al turismo internazionale negli anni '90 e il riconoscimento dell'Avana Vecchia come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO, il Paseo del Prado è tornato a vivere una nuova stagione di visibilità e fermento. Ancora oggi, passeggiando lungo il viale, si possono incontrare bambini che giocano a calcio, ragazzi che sfrecciano sullo skateboard, artisti di strada che espongono le loro tele colorate e persino parrucchieri che lavorano all’aperto, sotto il sole o all’ombra degli alberi.

Tuttavia, nonostante la sua straordinaria bellezza e vitalità, il Paseo ha bisogno di attenzioni. Molti antichi tombini in ferro artistico sono danneggiati, lasciati scoperti o spostati in mezzo al camminamento, creando pericoli per i passanti e rovinando l’armonia del luogo. Le strutture architettoniche che fiancheggiano il viale necessitano di restauri urgenti, così come molte panchine e lampioni.

Il Paseo del Prado resta comunque un luogo simbolico e poetico, dove la memoria storica dell’Avana si fonde con la sua quotidianità più autentica. È una passerella viva tra passato e presente, tra eleganza decadente e resistenza culturale, e merita di essere preservato con cura e rispetto.

Una passeggiata su questo viale non è solo un itinerario urbano: è un viaggio nell'anima della città.

mercoledì 16 luglio 2025

CLUB HABANA: spiaggia e piscine



Il Club Habana è una delle oasi di tranquillità a L’Avana, una sorta di rifugio esclusivo lontano dalle zona centrale. Situato lungo la costa occidentale, nella zona residenziale di Miramar, è uno dei pochi luoghi nella capitale dove si può godere di una vera spiaggia con sabbia, affacciata su un mare limpido e calmo, perfetto per rilassarsi o fare una nuotata.
Spiaggia e servizi
La spiaggia privata, con sabbia chiara e curata, rappresenta un unicum per L’Avana. A disposizione degli ospiti ci sono lettini, ombrelloni, e il servizio bar direttamente sotto la palma. È possibile pranzare fronte mare grazie al ristorante che serve piatti locali e internazionali, accompagnati da cocktail cubani sempre freschi.
Piscine e relax
Oltre al mare, il Club Habana dispone di ampie piscine, con una seconda area bar e tavolini dove è possibile consumare pasti o bevande in totale relax. L’atmosfera è serena, adatta a chi cerca una giornata di benessere tra sole, acqua e silenzio.
Frequentatori e costi
Il Club è frequentato quasi esclusivamente da turisti, in particolare europei, con una presenza minima di cubani dovuta al costo d’ingresso: 2000 CUP a persona nei giorni feriali e 4000 CUP nei weekend. Tra i visitatori più ricorrenti si notano numerosi italiani over 60 o 70, spesso accompagnati da giovani ragazze cubane. La loro presenza, a tratti ostentata, dà vita a un curioso teatro sociale: sguardi arroganti, pose da “signori dell’Avana”, e un atteggiamento di presunta superiorità che spesso stride con la tranquillità del luogo.
Il Club Habana resta comunque un luogo ideale per staccare dal ritmo cittadino, prendere il sole, nuotare e godersi un pranzo in spiaggia. Ma non è immune da dinamiche sociali curiose, che lo rendono anche un piccolo spaccato dell’incontro – e talvolta del contrasto – tra mondi diversi.

martedì 15 luglio 2025

Cuba oggi: sopravvivere tra fame, blackout e disperazione



Una riflessione dopo la mia ultima visita

A Cuba, la priorità quotidiana non è il lavoro, la scuola o i progetti per il futuro. È semplicemente riuscire a mangiare. L'isola, un tempo simbolo di resistenza rivoluzionaria, oggi è piegata da una crisi economica e sociale senza precedenti. Per milioni di cubani, la domanda più urgente è diventata: “Cosa mangerò oggi?”

La fame quotidiana

Gli stipendi statali, che rappresentano ancora la principale fonte di reddito per gran parte della popolazione, si aggirano intorno ai 9 o 10 dollari al mese. Con questa cifra, non è possibile acquistare nemmeno un pezzo di carne. I mercati sono vuoti, i prezzi fuori controllo, e la moneta locale ha perso ogni potere d’acquisto. Chi può permettersi di mangiare decentemente? Soltanto chi riceve rimesse dai familiari emigrati all’estero, oppure chi lavora nel turismo, un settore dove le propinas (le mance) rappresentano l’unico vero ossigeno economico.

Lavorare, ma per cosa?

In questo contesto, il valore del lavoro è stato svuotato. Sempre più cubani si pongono la domanda: “Perché lavorare, se non riesco nemmeno a garantirmi un pasto? Se il lavoro non mi dà né dignità, né sostentamento?” La frustrazione cresce, soprattutto tra i giovani, molti dei quali sognano solo una cosa: andarsene. L'emigrazione è diventata una valvola di sfogo. Dal 2021, centinaia di migliaia di cubani hanno lasciato l'isola, affrontando rotte pericolose verso gli Stati Uniti, l’Europa o l’America Latina. Un esodo silenzioso che sta svuotando il paese delle sue forze più giovani e preparate.

Blackout e buio sociale

Come se non bastasse, la crisi energetica aggrava la situazione. Gli apagones – blackout elettrici che durano anche più di 10 ore al giorno – sono ormai parte della routine quotidiana. Senza elettricità, il cibo si deteriora, l’acqua scarseggia, le scuole chiudono, le attività economiche si fermano. La vita si spegne, letteralmente. Inoltre il governo statunitense, da parte sua, ha inasprito le sanzioni, aggravando ulteriormente la situazione.

La domanda sospesa: quando il cambiamento?

La realtà è che il sistema politico cubano si regge su un equilibrio precario. Il malcontento popolare è evidente, le proteste crescono – nonostante la dura repressione – e il popolo chiede dignità, libertà e pane. La sola via d’uscita possibile sembra una transizione democratica, che permetta al paese di aprirsi a nuove opportunità, investimenti, riforme profonde. Ma quando? E soprattutto: chi guiderà questo cambiamento? Oggi, la risposta è ancora incerta. Quel che è certo è che il tempo stringe. Cuba non può più permettersi l’attesa.