martedì 29 aprile 2014

Unione Europea e Cuba: dialogo aperto

Si è aperta una nuova stagione scandita da dialoghi e accordi.
Cosi il Sole24ore descrive la svolta avvenuta tra Europa e Cuba.
Si è aperta infatti a L'Avana la prima sessione della fase di aperture proposta dall'Unione Europea al governo di Raul Castro, con l'obiettivo di normalizzare i rapporti fra il blocco regionale e l'isola caraibica, appoggiando le riforme economiche lanciate dal fratello di Fidel.
Attualmente non vi sono ancora accordi tra UE e Cuba, ma la metà dei 28 Paesi membri dell'Unione ha firmato, negli ultimi anni, accordi bilaterali di cooperazione e memorandum.
Nelle ultime settimane il ministro degli esteri francese Laurent Fabius è stato a Cuba e ha rilanciato l'idea che i Paesi debbano "parlare di tutto, senza dare né ricevere lezioni".
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lunedì 21 aprile 2014

Cuba: basta monologo e soliloquio. E' tempo di lavoro per tutti

Una riflessione presa da Convivencia Revista socio-cultural di Pinar del Rio, da me tradotta,  in cui ho trovato degli spunti veramente interessanti.

La realtà cubana: guardare dalla finestra o decidere di salire sul palco
di Juan Carlos Fernández Hernández

Fin dalla tenera età, il teatro mi ha conquistato. L'interazione raggiunta tra artista e pubblico è qualcosa che né cinema né televisione non potranno mai raggiungere.
Chi sta lassù è una persona in carne ed ossa e ci rappresenta nel suo dramma.
Il teatro per me è la rappresentazione in uno spazio minimalista dei grandi conflitti umani. 
Ho sempre amato le opere che contengono molti personaggi, perché in loro, credo, si possono identificare le persone nella loro vera essenza.
Tuttavia, il testo non esaurisce l'evento teatrale, bisogna considerare pure il mimo, il linguaggio del corpo, la danza, la musica e anche tutta la scenografia.
Nulla è statico e rigido, questo è il fascino del teatro, il lavoro può sempre cambiare.
Ogni personaggio inoltre  è una parte dell'essenza; per quanto piccolo il suo ruolo è importante per la riuscita teatrale.

Il monologo
Ma c'è nel dramma teatrale, un genere di più difficile comprensione che è il monologo. 
Vedere una persona che riflette, portando avanti i suoi pensieri, le sue idee ed emozioni è, a mio avviso, più vicino alla vita di ogni essere umano. Le nostre azioni come un monologo ed una introspezione nascono dalla nostra individualità, siamo soli con esse, ma abbiamo la possibilità di condividerle con gli altri. Questo è il punto centrale, l’aspetto  che salva il declamare solista: considerare l’altro, farlo partecipe delle gioie, dolori, idee, ecc.

Soliloquio
Questo può peggiorare quando il monologo diventa soliloquio. Come nel precedente l’artista parla con se stesso però con la grande differenza che non si cura della comunicazione con il pubblico.  L'attore non è interessato ad essere ascoltato fino al punto di non ritenere importante se quello che dice riscuote o no  interesse. Il soliloquio è estremamente egocentrico e inclusivo, non pensa degli altri, solo a se stesso. 
Il mondo, sia fisico che emotivo e spirituale, ha un solo componente: il protagonista del soliloquio.

La nostra realtà cubana: superare la pagina di monologo noioso ed dell’egoista soliloquio per  arrivare all’inserimento di tutti
Presto il nostro paese compirà cinquantacinque anni di rivoluzione! Anni di un monologo che è diventato un troppo lungo soliloquio.
Come si può recitare la stessa farsa per mezzo secolo?!  Indipendentemente che in questa  opera, che per inciso non è il teatro, ma la vita reale di milioni di cubani, tutti noi vogliamo e abbiamo il diritto di essere protagonisti .
In un paese non arriva la prosperità , la sostenibilità e il bene di tutti con un unico discorso. 
A questo proposito i vescovi cattolici cubani ci hanno ricordato nella recente lettera pastorale : «La speranza non delude ". 
In essa, tra le altre cose, hanno detto che " il modo migliore per raggiungerla sta nel prendere in considerazione gli interessi legittimi di ogni gruppo umano o di una regione che costituiscono la nostra società".
E' trascorso più di mezzo secolo e rimane una sola opera in cartellone "ufficiale", con un solo protagonista che trasmuta in persone diverse che attraversano lo stesso parlamento. Quindi ciò che conta è la realtà: tutti dicono lo stesso per se stessi, manifestano proclami per “riempire la coppa”, non volendo vedere che ci sono altri, già in molti, che chiedono e sperano e cercano il loro spazio per esprimere la propria interpretazione.
Ma per il bene di Cuba, altri attori , grazie a Dio, non hanno aspettato che si tolga ciò che appartiene di diritto a loro e, con tutte le limitazioni, censure e repressioni, sono stati piccoli, ma importanti spazi nello scenario cubano esponendo i loro progetti e le opere.
Per amare non c’è bisogno di chiedere il permesso. 
La lettera pastorale dei Vescovi lo riconosce per la prima volta in mezzo secolo (punto 31 e 32)
Questo dimostra che Cuba è diversa in ogni modo e che nella nostra società c'è una creatività incessante.
Piaccia o no, queste opere, molte delle quali di piccolo formato, sono apprezzate da più persone ogni volta. Sono opere inclusive che cercano con tutti i mezzi, di mantenere e valorizzare una costante interazione con il loro pubblico attraverso il ragionamento, la polemica e il dialogo. Quindi il cast cresce ogni  giorno. 
A poco a poco  in molti stanno perdendo la "paura del palcoscenico" e si spingono fino a diventare protagonisti della propria storia e quella della nazione.
Per parafrasare l'amato Giovanni Paolo II, durante la sua visita in terra cubana si può esprimere così il suo pensiero: "Ognuno con i suo  talenti e invitando gli altri è chiamato all’opera che si desidera realizzare. Tutti possono contribuire".
Il Santo Padre Francesco durante la sua recente visita in Brasile così si è espresso: 
"Quando i leader di diversi settori mi chiedono consiglio, la mia risposta è sempre la stessa: dialogo, dialogo , dialogo. Questo è l'unico modo con cui una persona, una famiglia , una società , possa crescere; l’unica maniera per far avanzare la vita delle persone è la cultura dell’incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da apportare, e chiunque può ottenere qualcosa di buono in cambio ".

Oggi più che mai abbiamo bisogno di interiorizzare e attuare questo saggio consiglio. 
Il monologo e soliloquio hanno il loro posto nel teatro con la fatale caratteristica di essere univoci.
La libertà, l'inclusione, il rispetto, la tolleranza, la diversità, il cambiamento: sono queste le opere che Cuba necessità .
Questo è il significato dell’opera di gruppo comunitaria e personalista dove nessuno rimane solo e, nello stesso tempo, si dissolve nella massa. Al contrario si cresce molto di più quando ciascuno trova il suo ruolo.



giovedì 17 aprile 2014

3\ nauta.cu: il nuovo servizio di posta elettronica su cellulare cubano

Da Cuba fresca questa notizia:
Da poco più di due settimane tutti i possessori di una linea cellulare cubana su un telefono che supporta il servizio di posta elettronica possono, dopo mostruose code ai pochi centri Etecsa/Cubacel autorizzati, attivare al costo di 1,50 CUC all’anno il servizio di posta elettronica via cellulare.
Il punto Etecsa di Calle Obispo, noto per aver sempre davanti code allucinanti, effettua solo 50 attivazioni al giorno. 
Si deve prendere il turno a partire dalle 8:00 del mattino, immagino ci sia gente appostata li davanti da ben prima dell’alba.
Comunque sia domenica a La Lisa, municipio meno abbiente avanero in cui vivo, clamorosamente non ho trovato coda ed ho stipulato il contratto per questo servizio dopo soli pochi minuti di attesa. 

Munito dello scarno foglietto di istruzioni ho invano passato parecchio tempo cercando di configurare il mio iPhone.
Solo lunedì ho scoperto che atri uffici Etecsa dovevano fare l’attivazione. 

Per esempio all’edificio Focsa o il 17 e A al Vedado, o al noto punto di Calle Obispo.
Quindi lunedì, quasi in chiusura ufficio ho convinto una gentile impiegata ad attivarmelo.
Teoricamente ricevere o inviare una mail che contiene solo caratteri di testo costa solo 1 o 2 centesimi, però non sono soddisfatto del servizio.
A parte che qui all’Avana, forse proprio per causa dell’aumento della banda utilizzata per le mail, spesso il segnale diminuisce o addirittura scompare e se non hai una ottimo segnale Cubacell le mail non partono e non arrivano. Inutile per me provare in ufficio o in casa!
Poi ieri, ho scoperto a mie spese – che se si tiene costantemente attivata come sarebbe logico il 3G e la trasmissione dati condizioni per utilizzare il servizio, il credito del cellulare scende inesorabilmente e velocemente.
Si deve quindi attivare queste opzioni SOLO quando si mandano o si vuole controllare se si hanno ricevuto delle mail. Comodo vero?


da Cubanite il blog di Marco Gargiulo

lunedì 14 aprile 2014

Si avvicina il cambio della moneta

Dal blog di Aston Villa "Cuba: un'isola nel sole", arriva la notizia del cambio di moneta ormai imminente:

Una delle situazioni cubane che sto' seguendo con maggior interesse e' quella della, oramai prossima, moneta unica.
La sola cosa sicura e' che ci sara' e in tempi oramai non piu' lunghissimi.
Nel familion che frequento, ci sono un paio di eminenti ed influenti membri del Partido, fra cui el suegro.
In settimana ho chiamato e, pare, che la cosa si stia concretizzando ogni giorno di piu'.
Ovviamente non c'e' nulla di scritto nelle pagine di pietra, si tratta di voci ma sono voci che ogni giorno crescono di fondamento, quindi da tenere nella giusta considerazione.
In fondo una volta che le imprese avranno trasferito i bilanci in un unica moneta, non resterà moltissimo da fare.
In Agosto e in Dicembre ci saranno 2 riunioni, non so se dell'assemblea legislatica o del Comitato Centrale, che sanciranno l'inizio del regno del CUP con probabile messa in cantina del CUC.
Quindi, da voci discretamente attendibili, le date dovrebbero essere queste.
Ma il punto importante e' un'altro.
A quanto sara' il cambio?
C'e' chi sostiene che sara' una cosa indolore a 24/25, ma conoscendo la tendenza che hanno da quelle parti nel prendere di mira il nostro deretano, temo che le altre voci, quelle che parlano di un cambio a 15, non siano del tutto campate in aria.
Un cambio a 15 rappresenterebbe, economicamente, per noi, ma non solo per noi, un bagno di sangue di dimensioni bibliche...


Vedremo cosa succederà.....

martedì 8 aprile 2014

Nuove trattative tra Unione Europea e Cuba

L’Unione Europea e il governo dell’Avana si incontreranno il 29 e 30 aprile nella capitale cubana per inaugurare le trattative per un nuovo accordo di dialogo politico e cooperazione. Si tratta di un’intesa pensata per sostituire la cosiddetta “posizione comune” adottata da Bruxelles nel 1996, che condiziona la cooperazione al rispetto dei diritti umani e non è mai stata accettata dall’Avana.
Il responsabile per le Americhe del Servizio europeo di azione esterna, Christian Leffer, non ha nascosto che si attendono tempi lunghi, ma si è detto certo che “ci saranno progressi” fra le parti. Si punta a chiudere l’accordo, proposto dal governo dell’ex premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, “entro il 2015”: negli auspici europei il nuovo testo regolerà le relazioni bilaterali per i prossimi 15-20 anni.
FONTE:   © 2014 MISNA - Missionary International Service News Agency Srl

ZunZuneo Twitter cubano

Due Paesi, un social network e pesanti accuse di ingerenza politica e spionaggio. Parrebbe una notizia di cronaca ordinaria, se non fosse che i Paesi coinvolti sono Stati Uniti e Cuba. E che il clima che si respira attorno alla vicenda è stato definito «un ritorno alla Guerra fredda». Un'agenzia americana di nome Usaid che opera sotto l'egida del Dipartimento di Stato, ha introdotto e finanziato il progetto ZunZuneo, un twitter cubano, accessibile attraverso il cellulare. ZunZuneo, battezzato così per rievocare il canto emesso dai colibri cubani, ha raggiunto
 di Roberto Da Rin - Il Sole 24 Ore - leggi su sole24ore

martedì 1 aprile 2014

Cuba apre agli investimenti stranieri

Sembra proprio una grossa novità l'ultima notizia che arriva da Cuba. 
Ci sarebbe una apertura del governo cubano agli investimenti stranieri.

 Il Parlamento ha infatti approvato una nuova legge che consente alle imprese straniere di investire in diversi settori, ad eccezione di sanità e educazione. Per il presidente Raul Castro questa riforma è "fondamentale" per risollevare l'economia del Paese, ancora in difficoltà malgrado le riforme degli ultimi anni.
Il testo è stato approvato all'unanimità al termine di una seduta straordinaria del Parlamento, la prima da quattro anni a questa parte; la legge - i cui dettagli non sono ancora stati resi noti ufficialmente - entrerà in vigore entro i prossimi tre mesi.
Il provvedimento, secondo le indiscrezioni della stampa cubana, dovrebbe comunque prevedere un regime fiscale particolare per le imprese estere e in particolare l'esenzione delle imposte sugli utili nei primi otto anni di attività, per poi pagare un'aliquota pari al 15%, la metà di quella attualmente in vigore.

Le contraddizioni di Cuba

Editoriale molto esplicativo della Revista Socio-culturale CONVIVENCIA, desde el interior de Cuba, sull'odierna situazione cubana.
Un'analisi molto attenta dei cambiamenti in atto nell'isola caraibica, ma anche le palesi disillusioni che portano false speranze al popolo cubano...
Un articolo illuminante in cui si vede la mano dell'intellettuale cattolico Dagoberto Valdes, personaggio di spicco del pensiero cristiano

Todo cambia y todo llega

Termina un año y Cuba sigue en la incertidumbre. “Un pasito pa´lante y un pasito pa´atrás” -como dice la gente con su sabiduría ancestral. Acosa la desesperanza. Crece la desconfianza en el proceso de cambios graduales. Cada vez son más urgentes e impostergables los verdaderos cambios estructurales. Una inmensa mayoría lo estamos viviendo. Todos los Obispos de Cuba lo reconocen. Hasta el gobierno lo sabe, pero no lo acepta públicamente de forma transparente y ágil.
Sin embargo, esa misma sabiduría popular clama a voz en cuello en cada esquina de Cuba: “¡Hasta un día!”. Y esas mismas voces, cada vez con menos miedo y más urgencias cotidianas predicen con toda la razón del mundo: “Todo cambia, todo pasa y todo llega”.
Al concluir el año 2013, debemos escuchar ese clamor popular, esa insatisfacción profunda y diaria, esa desesperación creciente, esa desconfianza en las estructuras burocráticas, ese deseo clarísimo de cambio. No escucharlos es una temeridad de las autoridades. No atenderlos es una irresponsabilidad de los indiferentes, y no resolverlos es una responsabilidad de todos los cubanos.
Todo cambia
Si miramos hacia atrás, estos 55 años demuestran que todo cambia, aún aquello que creíamos más inamovible. Pongamos algunos ejemplos entre muchos otros que los lectores podrán recordar según su edad:
-         Esta revolución era verde como las palmas y cambió rápidamente de color hacia el marxismo leninismo y la dictadura del proletariado.
-         Se dijo, en 1959, que habría rápidamente elecciones y se restituiría la progresista Constitución de 1940, pero no fue hasta 1976, 17 años después, que se asumió una constitución socialista y atea.
-         Ir a las iglesias, declarar en los medios de comunicación que se era religioso o mencionar a Dios, llevar signos religiosos en público o declararse en una escuela o en el ejército, como creyente, era francamente un grave problema ideológico por el cual se era discriminado, no podías estudiar carreras de humanidades o de ciencias sociales… Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día eso dejó de ser contrarrevolucionario y se comenzó otra etapa en que se puede ir a las iglesias, hacer procesiones con permiso, mencionar a Dios en público. Pero todavía se consideran contrarrevolucionarios a los creyentes que disienten cívica o políticamente por razón de su fe.
-         Esa misma Constitución de 1976, un día se cambió en 1992 y volvió a cambiar otro día en 2002 para quitar las referencias al extinto campo socialista y la URSS y para cambiar de un Estado confesionalmente ateo a un Estado laico. Los religiosos dejaron de ser considerados, ante la ley, como contrarrevolucionarios.
-         Los que se marchaban del País eran declarados apátridas, gusanos, contrarrevolucionarios y lo perdían todo, hasta los cubiertos para comer. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día eso cambió. Ahora ellos son la comunidad cubana en el exterior y los que se marchan pueden disponer de sus propiedades.
-         Escuchar a Los Beatles, tener el pelo largo y llevar pantalones “jeans” era escandalosamente dañino a la ideología revolucionaria. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día Lennon se sentó en un parque de La Habana y el monumento fue inaugurado, nada menos que por el entonces jefe del Estado. Todo aquello dejó de ser considerado contrarrevolucionario.
-         Las personas que tenían en Cuba una orientación sexual diversa al “machismo” oficial eran considerados como una “escoria” de la sociedad socialista. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día la hija del siguiente jefe del Estado fundó un Centro para la Educación Sexual de los cubanos. Los homosexuales dejaron de ser considerados contrarrevolucionarios.
-         Los que poseían o recibían dólares eran considerados mercenarios e iban a la cárcel. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día la tenencia de dólares se despenalizó y los que los poseen ya no son tratados como delincuentes ni considerados como contrarrevolucionarios.
-         Vender algo, o intentar montar una pequeña venta particular era considerado ilegal y perjudicial a la revolución. Incluso fue aprobado y revertido en los años 90. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día esto cambió en parte y fue aprobada una lista medieval de trabajos particulares que dejaron de ser contrarrevolucionarios para ser considerados como necesarios en la “actualización” del sistema.
-         Tener un teléfono celular, siendo uno cubano, era poseer una “técnica” contraria a la revolución, como todavía es poseer una antena parabólica. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día esto cambió y lo que era normal en el mundo entero y signo de progreso dejó de ser contrarrevolucionario.
-         Entrar a un hotel en Cuba era considerado peligroso para los cubanos y beneficioso para los extranjeros. Esto fue siempre un derecho humano violado. Ese “apartheid” cambió un día y entrar a los hoteles dejó de ser contrarrevolucionario.
-         Vender o comprar casas, teléfonos o automóviles de propiedad reconocida era un delito y una desviación ideológica. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día ese bloqueo cesó y esas compraventas dejaron de ser algo contrarrevolucionario.
-         Solo manifestar el deseo de viajar “al mundo capitalista” primero, y viajar al único mundo existente después, fue considerado una peligrosa desviación ideológica. Esto fue siempre un derecho humano violado. Un día, el 14 de enero de 2013, eso dejó de ser considerado, por lo menos legalmente, como contrarrevolucionario y con solo unas injustas excepciones todos los que quieran y puedan materialmente, han sido “autorizados” a viajar.
-         En un tiempo, la postura del gobierno cubano era de luchar con todos los medios contra los Estados Unidos de América, por ser el “monstruo” que nos acechaba. Un día, y ahora con más frecuencia, esta actitud cambió. Hoy se declara que el gobierno cubano está dispuesto a dialogar en igualdad de condiciones con los EE.UU. y se favorece el llamado intercambio cultural con ese país, aunque aún no sea igual en ambas direcciones.
-         Exigir que hubiera una única moneda, llevar una camiseta que pidiera pacíficamente que el peso cubano tuviera su valor, o incluso intentar pagar con esos pesos en las tiendas por divisas fue considerado como actividad desafecta. Esto fue siempre un derecho humano violado. Hace muy pocos días ese reclamo dejó de ser contrarrevolucionario por una Nota Oficial publicada sin previo aviso en la prensa nacional.
-         Solo pensar o hablar de que se les debía pagar a los deportistas cubanos, no por una nómina fantasma de plomero o estibador, por ejemplo, sino por sus rendimientos y triunfos deportivos era ir contra el deporte revolucionario. Esto fue siempre un derecho humano violado. Pero un día eso dejó de ser considerado contrarrevolucionario y por un decreto se convirtió en una nueva forma de estimular el deporte nacional.
-         Tener una “zona franca” dentro del territorio nacional o incluso “abrir” la economía cubana al mercado internacional capitalista, estigmatizado a causa de las “transnacionales imperialistas” o abrir una Feria Internacional de Comercio para buscar nuevos mercados e inversionistas, era impensable en el tiempo del CAME y poco después, para un cubano revolucionario. Esto fue siempre un derecho humano violado. Pero un día eso dejó de ser contrarrevolucionario y la Zona de “Desarrollo Especial” de Mariel es hoy la gran oferta para ese mismo mercado.
Dagoberto Valdes
Todo llega
Hace más de medio siglo, la más afamada y competente locutora cubana, Consuelito Vidal, decía en un anuncio: “Hay que tener fe, que todo llega”. Era otra situación, otro contexto, no comparable. Pero la convicción es la misma. La sabiduría popular tiene toda la razón: Todo cambia, todo pasa y todo llega. Como nos dijo un campesino cubano y cristiano hace pocos días:
“¡Y quién quita, que dentro de muy poco tiempo esos disidentes pacíficos, buenos cubanos y buenos ciudadanos, un día dejen de ser considerados como “contrarrevolucionarios” y los veamos sentados a la misma mesa con los que gobiernan este país, dialogando y trabajando juntos para que todo lo malo pase y para que todo lo bueno llegue!”
Muchos dirán que lo más importante no ha cambiado todavía. Otros dirán que todos esos cambios no son más que derechos recuperados, no dádivas del poder. Tienen razón, pero son cambios. No es para agradecerlos, sino para reconocer la realidad. Otros dirán que están cambiando algo para que todo siga igual. Eso es imposible en un sistema cerrado y totalitario, en el que toda apertura conlleva otra… o hay que dar marcha atrás. Como a veces ocurre. Pero el “paso atrás” es malo para todos y bueno para despertar del acomodo y la indiferencia.
Tenemos la convicción de que llegará muy pronto el día en que lo más importante no sea considerado ya contrarrevolucionario: el ejercicio del criterio, o como diría Martí, la libertad de pensar y hablar sin hipocresía. Un día, como dice el periodista camagüeyano Reinaldo Escobar, la discrepancia será despenalizada. Ese es el cauce del río, es el fondo del cauce. Esa es la dirección del cambio.
Ningún proceso de transición es lineal. Ningún itinerario de cambio ocurre sin recovecos. Lo natural de un río son sus meandros. Si es recto no es río, es un canal artificial. Lo lamentable es perderse en un vericueto, detenerse en el recodo, temer a las sinuosidades. La virtud de la sabiduría ciudadana es descubrir el cauce del río, perseverar en la dirección de su corriente principal, sortear los culebreos propios del proceso e insistir una y otra vez en regresar al cauce principal del río de la vida.
Ese cauce es el cambio. Es el mejoramiento humano. Es el progreso social. Es el desarrollo humano integral. Lo otro es vericueto y dilación. Y lo peor para los que han optado por renovar el río es distraerse en el serpenteo de sus pasos al lado o para atrás. Y más grave aún es cuando, retenidos en la oscuridad y la lentitud del recoveco, perdemos la esperanza y nos acomodamos a la calamidad.
Todo cambia, como el clásico ejemplo del río, por cierto, tomado de la dialéctica más pura. Todo cambia, es cuestión de tiempo. Es cuestión de no perder la orientación del cauce de los cambios y es regresar, luego de una curva, a la dirección y la fluidez del proceso. Pero nada cambiará sin nuestro esfuerzo, sin exigir, sin trabajar, sin presionar.
Levantemos la vista. La dirección del cambio en Cuba es ya visible e inevitable. Si miramos al pasado, los ejemplos son más que convincentes. Si miramos al presente, veremos que todo parece paralizado o hemipléjico. Que el inmovilismo de lo que no pasa no nos confunda, que no desanime nuestros esfuerzos pacíficos de cambio. Los cambios deben ser verdaderos, profundos y urgentes. Cuba los necesita ya.
Afiancemos nuestras expectativas en un análisis profundo y objetivo de la realidad. No confundamos el recodo con el río imparable. Fundamentemos, serena y responsablemente, nuestras visiones de futuro y crecerá la verdadera esperanza. Esa esperanza que la Biblia y los Obispos cubanos nos recuerdan que “no defrauda”.
Pinar del Río, 20 de noviembre de 2013
225º aniversario del nacimiento del Padre Félix Varela