domenica 7 aprile 2024

Padre Varela - un ricordo di Dimas Cecilio Castellanos Martí (Convivencia - Centro di Studi)

Le basi della pedagogia cubana poggiano su José María de la Concepción Varela y Morales – Padre Varela. Figura fondatrice del pensiero cubano, visse durante il periodo della Rivoluzione industriale in Inghilterra, dell'emergere degli Stati Uniti come repubblica, della proclamazione della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino in Francia e delle contraddizioni tra comunità coloniale e metropoli dell'Isola. Un contesto in cui due eventi esterni colpirono Cuba: l'occupazione dell'Avana da parte degli inglesi, che completò l'ingresso di Cuba nella civiltà occidentale; e la rivoluzione haitiana, da cui Cuba emerse come potenza mondiale dello zucchero e del caffè e che portò all’ingresso massiccio di schiavi africani. Padre Varela (1778-1853), nutrito da un'etica umanista, sosteneva che l'arricchimento delle persone e della società dovesse basarsi soprattutto sui beni spirituali, e di conseguenza optò per l'etica dell'essere, che poneva la persona umana come fine e non come mezzo. Nel 1821, Mons. Espada inaugurò la Cattedra di Costituzione nel Seminario di San Carlos, che fu occupata da Varela, che nel discorso inaugurale espresse: “E io chiamerei questa Cattedra, la Cattedra della Libertà, dei diritti della uomo, delle garanzie nazionali, della rigenerazione della Spagna illustre, fonte delle virtù civiche, base del grande edificio della nostra felicità […]”. 

L'esempio di Varela

Per raggiungere l'autonomia dell'Isola, nel 1823 Padre Varela presentò alle Cortes un progetto più avanzato di quello che Padre José Agustín Caballero aveva presentato nel 1811. Tuttavia, la chiusura delle Cortes e il rifiuto della Spagna gli dimostrarono che il destino di Cuba era l'indipendenza e non l'autonomia. Allo stesso tempo, comprendeva la mancanza delle condizioni per intraprendere direttamente la lotta per l’indipendenza. Ha poi impostato la bussola sulla pedagogia per la formazione dei soggetti del cambiamento. Condannato a morte per la sua attività nelle Cortes, nel 1824 Varela arrivò a Filadelfia, negli Stati Uniti. In esilio, dalle pagine di El Habanero, Papel Político, Científico y Literario, presentò le idee essenziali del suo programma. E nelle Lettere a Elpidio, – opera fondamentale scritta dall'esilio e pubblicata sul suddetto giornale –, incentrava la sua ideologia sulla formazione della coscienza e delle virtù in uomini capaci di pensare ai problemi della nazione in formazione. Questo spiega la frase di Luz y Caballero: Varela è stato colui che «ci ha insegnato per primo a pensare», e le parole che Papa Giovanni Paolo II gli ha dedicato nell'Aula Magna dell'Università dell'Avana, quando ha espresso: « Ha generato una scuola di pensiero, uno stile di convivenza sociale e un atteggiamento verso la Patria che dovrebbe illuminare anche oggi i cubani […]. Ciò lo portò a credere nella forza delle piccole cose, nell’efficacia dei semi di verità, nell’opportunità di cambiamenti che avvengano con la dovuta gradualità verso grandi e autentiche riforme».

Lettere a Elpidio

Nelle Lettere a Elpidio riconobbe che la speranza di Cuba risiede nei giovani e che il futuro della nazione dipende dalla loro formazione nell'esercizio del pensiero cittadino e in una condotta centrata sull'amore della libertà e sul rispetto della giustizia. Elpidio (Speranza), il personaggio simbolico scelto, era un'incarnazione di José de la Luz y Caballero, responsabile della formazione delle nuove promozioni giovanili nell'eredità etica di Varela. In esse metteva in guardia contro l’indifferenza, che considerava il peccato politico quasi universale di Cuba: “tutti hanno creduto che, pensando ai propri interessi e alle proprie famiglie, hanno fatto tutto ciò che dovevano”. E ha avvertito: “tutti i mezzi violenti sono inutili e iniqui. Le idee non si uccidono con le armi”. Varela ha insistito sull'idea vitale dell'esercizio della virtù e dell'etica per la sua natura primaria ed essenziale nei rapporti umani, per il ruolo che svolge nei cambiamenti sociali, per essere portatrice del principio assoluto di uguaglianza tra gli esseri umani e per costituire il principio fondamento della partecipazione cittadina.

L'attuale crisi di Cuba

L'analisi dell'opera monumentale di Varela permette di affermare che egli creò una scuola pedagogica cubana nel XIX secolo, la cui ricchezza è riconoscibile nei maestri cubani di quel secolo: José de la Luz, Saco, Mendive ed altri.[8] Senza il loro contributo non si potrebbe comprendere la storia di Cuba. Non c'è da stupirsi che José de la Luz y Caballero, considerato il padre della pedagogia cubana, lo definì il nostro vero civilizzatore e José Martí lo definì un completo patriota. L'interazione tra incapacità amministrativa, inefficienza economica, impoverimento, disperazione, corruzione diffusa ed esodo di massa hanno trasformato l'attuale crisi di Cuba nella più profonda della sua storia. Oggi tra i bisogni più urgenti spiccano l’etica e la virtù, quelle antiche carenze. Senza di essi i cambiamenti possono avvenire e si stanno verificando, ma non sono i cambiamenti che la realtà cubana richiede.